Tra i punti fondamentali della filosofia aziendale della Artemide, c’è da sempre la proiezione verso il futuro.
Artemide ha sempre creduto ed investito moltissimo in ricerca, unendo all’innovazione tecnologica una visione umanistica del progetto.
Oggi poi siamo di fronte a rivoluzionari cambiamenti tecnologici nel campo della luce, a partire dal LED fino ad un’interpretazione sempre più interattiva e parametrica del progetto della luce.
La ricerca sulle nuove tecnologie e le relative applicazioni si stanno sviluppando a un ritmo rapidissimo, sia nel campo dell’elettronica che della fotonica, rivoluzionando i confini progettuali e produttivi.
Quali gli altri punti di forza fondamentali della vostra storia aziendale
La ricerca deve essere combinata al saper fare e, fin dagli inizi, Ernesto Gismondi ha dato grande importanza alla produzione. Oggi ogni prodotto Artemide è Made in Europe, realizzato in una delle nostre fabbriche: 3 in talia, di cui una vetreria a Venezia, una in Francia ed una in Ungheria. Abbiamo anche una produzione in Canada, ma solo per seguire le diverse esigenze del mercato americano.
Fin dai primi anni c’è stata poi l’intuizione di coinvolgere gli architetti che erano i protagonisti della rivoluzione culturale per trasmetterla anche attraverso nuove idee e progetti nel campo della luce: Vico Magistretti, Giò Ponti, BBPR, Livio Castiglioni e Gianfranco Frattini, Richard Sapper, Enzo Mari, Gae Auleti, Ettore Sottsass, Mario Botta, Michele De Lucchi.
E oggi proseguiamo nella collaborazione con grandi nomi dell’architettura internazionale come Foster&Partners, Jean Michelle Wilmotte, David Chipprefield, Jean Nouvel, Herzog&de Meuron, BIG, fino ali ultimi come Gensler, MAD ed Eemental con cui abbiamo iniziato a lavorare quest’anno.
Tutte queste collaborazioni sono poi guidate dai valori della “Human Light”, punto centrale di tutte le collezioni Artemide.
Quale una vostra collezione che vi rappresenta più di altre o che è a suo modo una vostra icona?
Una icona è sicuramente Tolomeo, capace dopo ancora più di 30 anni di essere sempre contemporanea e di rinnovarsi con nuove versioni.
Al di là dei prodotti più storici un esempio che ben rappresenta la competenza di Artemide oggi può essere Alphabet of Light di BIG. Un font di luce e dei moduli lineari e circolari con cui disegnare liberamente la luce nello spazio. È un principio elementare che genera un sistema aperto attraverso pochi moduli base. Grazie a precise proporzioni geometriche, questi possono essere combinati tra loro costruendo infinite strutture di luce, essenziali o più complesse, lineari o curvilinee. L’idea di BIG si combina alla competenza opto-elettronica di Artemide per definire un principio costruttivo innovativo e restituire una luce continua e confortevole.
È una presenza minima che racchiude un’altissima innovazione brevettata.
Estetica e funzionalità, non sempre sono in perfetta sintonia. Una strategia per farli funzionare alla perfezione?
Il progetto della luce non deve nascere da ragioni estetiche e formali ma dalla qualità della luce, dai vincoli e dalle opportunità che le nuove tecnologie ci offrono. Penso che alla fine quello che esprime un progetto, anche attraverso la forma, sia il talento di mettere insieme il sapere: intelligenze, valori, costi, qualità, manufacturing, e così via…
Sta al talento del designer far si che questo lash-up si traduca in bellezza capace di emozionare al di là delle mode del momento.
Oggi, l’illuminotecnica sta vivendo un momento di grande attenzione. I progetti di illuminazione sono attualmente dei veri e propri progetti a se stanti all’interno del progetto di arredamento.
La luce è un elemento fondamentale per la costruzione degli spazi e delle architetture, è attraverso la luce che percepiamo lo spazio. Rispetto poi al modo in cui viviamo gli spazi la luce influenza i nostri comportamenti, è in grado di emozionare e di contribuire attivamente al nostro benessere.
Per questo il progetto della luce deve essere parte integrante del progetto di uno spazio e non solo un’aggiunta finale.
Nell’ultimo decennio il mondo del design ha subito una vera e propria rivoluzione di stili, andando sempre più verso linee essenziali e minimal, vogliamo fare una breve analisi di questo cambiamento di tendenza e delle cause, che lo hanno determinato.
Negli ultimi anni nel campo della luce i cambiamenti maggiori sono derivati dalle opportunità che la tecnologia LED ha aperto.
Lavorare con una sorgente miniaturizzata come il LED non significa necessariamente negare l’emozione della forma, dell’aspetto più fisico e scenografico dell’apparecchio di illuminazione. Il progetto della luce si trova però di fonte ad una mutazione genetica: da meccanico ed elettrico diventa opto-elettronico. Non si tratta più di vestire una sorgente, ma di dare una nuova interpretazione a questa tecnologia innovativa definendo anche una nuova estetica e nuove relazioni con l’uomo e lo spazio.
Da un lato il LED permette di smaterializzare la luce, integrarla sempre più nello spazio e di gestirla con maggiore precisione e qualità delle performance.
Dall’altro si apre l’opportunità di avere soluzioni di luce sempre più flessibili ed intelligenti capaci di seguire i ritmi delle nostre attività interagendo attraverso sensori o sistemi di controllo sempre più alla portata di tutti e non solo dei tecnici del settore con strumenti come Artemide App.